Pasolini:una lunga e doppia incomprensione

Una lunga e doppia incomprensione, ma soprattutto una grande occasione persa, ovviamente doppia! Con queste parole possono essere brevemente descritti i rapporti di Pier Paolo Pasolini con la sinistra e la destra, rapporti ricostruiti efficacemente nel saggio Una lunga incomprensione. Pasolini fra destra e sinistra uscito alcuni mesi fa per l’editore Vallecchi. Il libro è un interessante lavoro scritto a quattro mani da Gianni Borgna e Adalberto Baldoni, due intellettuali e politici di opinioni diverse, il primo esponente del PCI/PDS/ DS/PD mentre il secondo dirigente del MSI/AN, che pur da sponde opposte e per motivi diversi riconobbero sin da subito la grandezza artistica e l’originalità dell’intellettuale “corsaro” , scontrandosi spesso coi rispettivi mondi di appartenenza, dove Pasolini non era certo accettato in modo indolore se non addirittura osteggiato violentemente. La destra lo detestava per le sue idee e soprattutto per la sua dichiarata omosessualità, mentre la sinistra, di cui Pasolini faceva parte, rifiutava molte delle sue analisi controcorrente ed anticipatrici, e la sua incontestabile autonomia di giudizio, le sue “eresie”.

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Claude Cahun

Cahun nacque il 25 Ottobre del 1894 a Nantes. Fu artista dai molti talenti: scrittrice, fotografa e attrice; rimase tuttavia in ombra forse per il suo essere donna. O forse perché la sua arte, e la sua stessa persona, sfuggivano alle consuete categorie.

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Letture;Howl (Urlo)

“Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte da pazzia, morir di fame isteriche nude strascicarsi per strade negre all’alba in cerca di una pera di furia”. Sono questi i versi che Allen Ginsberg “urlava” per la prima volta nel 1955 nella Six gallery di San Francisco; sono questi i versi quelli che aprono l’opera che sarebbe poi divenuta il poema cardine della cosiddetta Beat Generation: Howl, appunto.
Un testo che narra con stile inedito le molteplici esperienze dell’autore (l’omosessualità e l’amore nei confronti di Peter Orlovsky), i rapporti e le conversazioni con gli amici (tra cui diversi artisti, come Jack Kerouac, Gregory Corso e William Burroughs), il dissenso verso lo stato americano (denominato “Moloch”), lo sviluppo di un movimento di scrittori dissidenti che voleva cambiare il mondo. Proprio questa vivacità intellettuale, unita a un massiccio uso di droghe allucinogene come il peyote, genererà le rime che un paio d’anni più tardi saranno censurate e portate in un’aula di tribunale per oscenità nella persona dell’editore Lawrence Ferlinghetti. Il lavoro degli esperti documentaristi Rob Epstein e Jeffrey Friedman prende questa direzione, cercando di ricostruire il momento topico di fermento socio-culturale e riflettere sulla libertà di espressione e sul ruolo dell’artista nella società.
La narrazione avviene attraverso tre momenti distinti ma uniti dallo stesso filo della riabilitazione professionale del giovane Ginsberg (James Franco, perfettamente a suo agio, che offre un’interpretazione credibile): gli aneddoti di vita con le interviste rimaneggiate, il processo del 1957 e lo stesso poema fuso con l’animazione di alcuni graphic novelists . Ed è probabilmente questo dissolversi dei versi nei disegni uno degli aspetti più interessanti di Howl; una rielaborazione animata del quadro sovversivo di San Francisco, della visionarietà del poeta, e di tutto il contesto appartenente all’immaginario “beat”, come la ribellione o il ritmo del jazz stile bebop, che ritroviamo nella musicalità delle rime. Anche il processo – il cui dibattito è riportato fedelmente – si ritaglia uno spazio discreto e adeguato alla rappresentazione senza cadere nella retorica dello “show” e ci mostra le dissertazioni tra gli avvocati e i vari critici letterari chiamati in causa per esprimere il loro giudizio sull’opera controversa.
Quanto al suo contenuto, non meraviglia che nel clima maccartista dell’epoca ne sia stato messo in discussione il valore culturale in quanto il poema è effettivamente audace nella sua esposizione stilistica e utilizza un linguaggi sfrontato dove la componente sessuale appare predominante; oltre a questo aspetto di Howl colpisce la particolare energia, il fascino psichedelico e la grande acutezza di osservazione che conferiscono all’opera una modernità innata e longeva.
Peccato che la produzione successiva di Ginsberg, a parte l’altro bellissimo poema Holy (Santo), che fu poi brillantemente musicato da Patti Smith, non sia stata all’altezza di Howl. Comunque, grazie anche al clamore suscitato dal processo, questo libro di poesie divenne l’opera – simbolo della Beat generation insieme al romanzo On the road (1957) di Jack Kerouac. Nei decenni a venire, questa letteratura ribelle avrebbe dato nuova linfa ai tanti movimenti antagonisti d’Europa e d’America.
Il film, che si struttura su una lunga intervista a Ginsberg/Franco il cui interlocutore rimane perennemente fuori campo, approfondisce la riflessione su argomenti come il divieto di manifestare la propria identità e ragiona sulla sempre cangiante definizione di oscenità. A tratti si ha la sensazione di assistere a un freddo esercizio di stile a causa della scarsa interazione tra i personaggi, tuttavia Howl rimane una pellicola ricercata, un bel film letterario di cui sarebbe stato opportuno evitare il doppiaggio.
Fernanda Pivano fu in Italia l’ambasciatrice e la paladina del fenomeno beat, il quale influenzò anche la destra culturale dell’epoca. E non poteva essere altrimenti, dato che ai marxisti-leninisti di stretta osservanza, ai depositari della rivoluzione, ai custodi dell’ideologia ortodossa quegli “anarchi” irrazionali e individualisti sempre in cerca di una via personale alla spiritualità, non potevano che apparire come nemici di classe. Contestualmente, non piacevano all’establishment i maestri che si erano scelti: un maledetto come Céline, un irregolare come John Fante, per non dire del vecchio Ezra Pound – Kerouac farà dire a Japhy, uno dei protagonisti dei Vagabondi del Dharma: “Pound era un buon diavolo, anzi, il mio poeta preferito”. E nel 1967 Allen Ginsberg venne in Italia proprio per incontrare Pound che, uscito dal manicomio, viveva da qualche anno a Rapallo. E’ famosa la foto che ritrae il vecchio

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Scandalo dei rimborsi spese

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Impazza in Inghilterra lo scandalo dei rimborsi spese dei parlamentari. Per noi italiani, ormai assuefatti all’idea di vivere in una società di casta, tanta indignazione è persino divertente: ma di cosa si sorprendono, questi inglesi? Non sanno che l’occasione fa l’uomo ladro, devono forse imparare da noi il significato di moral hazard? Pensavo fosse chiaro a tutti che l’interesse personale viene sempre prima di qualsiasi altra considerazione, per tutti, e che le rare eccezioni in cui non è così si chiamano in genere santi, o simili, e di certo non poggiano le loro nobili chiappe sulle morbide poltrone dei parlamenti.

La semplice e lampante verità, che però tutti sembrano scordare, è che la politica è una carriera, e tra le carriere la più comoda e remunerativa di tutte, visto che si nutre di soldi guadagnati da altri senza rispondere alla logica del mercato che impone la soddisfazione del cliente. Non c’è nulla di strano se chi ottiene dei privilegi ne fa l’uso che ritiene più consono per sé. Mi si dirà che queste sono aberrazioni, degenerazioni del sistema, che è possibile correggere in modo che i soldi dei contribuenti vengano spesi nel modo più consono. Per la ricerca, ad esempio.

Ecco, la ricerca, questo Sacro Graal della spesa di governo. Ma cosa ricerca, il governo, con i soldi del contribuente? Qualcosa che sta molto in alto nella sua lista di priorità, si presume. Che possa rendere la sua vita più semplice, che possa risolverne qualche problema impellente. Come per esempio questi tre studi finanziati dal governo federale degli Stati Uniti, segnalati da CNSNews, che sembrano usciti direttamente dal film Idiocracy.

Uno:
Il governo spenderà 400.000 dollari per studiare le abitudini sessuali e alcoliche degli omosessuali in Argentina

L’Istituto della Sanità Nazionale (NIH) sta finanziando uno studio che cerca di scoprire un collegamento fra il bere ed il sesso fra gli omosessuali in Argentina.

Lo studio manderà dei ricercatori in sei bar di Buenos Aires per intervistare sia gli avventori che i proprietari nel tentativo di scoprire cosa in quei bar potrebbe incoraggiare dei comportamenti rischiosi.

Lo studio è cominciato il 30 settembre 2008 e continuerà fino al 31 agosto 2010. È già costato ai contribuenti 198.776 dolalri. Alla sua conclusione, il progetto ne sarà costati 403.902, secondo il NIH.
Due:

Gli Stati Uniti pagheranno 2,6 milioni di dollari per insegnare alle prostitute cinesi a bere responsabilmente sul lavoro

L’Istituto Nazionale per l’Abuso di alcool e l’Alcolismo (NIAA) e in parte l’Istituto della Sanità Nazionale (NIH) pagheranno 2,6 milioni di dollari provenienti dalle imposte degli Stati Uniti per insegnare alle prostitute cinesi a bere in modo responsabile sul lavoro.

Il Dott. Xiaoming Li, il ricercatore che guida il programma, è direttore del centro di ricerca di prevenzione alla Scuola di Medicina dell’Università dello Stato del Wayne a Detroit.

La concessione, fatta novembre scorso, si riferisce alle prostitute come “lavoratrici sessuali” – o FSW – ed i loro protetttori come “custodi.”

“Gli studi precedenti in Asia ed in Africa ed i nostri dati sulle FSW [lavoratrici sessuali] in Cina suggeriscono che le norme sociali e la politica istituzionale all’interno delle sedi di incontri sessuali così come gli agenti che sorvegliano le FSW (cioè, i “custodi,” definiti come persone che dirigono le imprese e/o le lavoratrici sessuali) siano potenzialmente di grande importanza nell’influenzare il consumo di alcolici ed il comportamento sessuale fra le FSW in loco,” dice il riassunto della concessione del NIH presentato dal Dott. Li. […]

“Lo scopo del progetto è di provare a sviluppare un programma d’intervento che abbia come bersaglio il rischio del HIV e il consumo di alcolici,” ha detto Li a CNSNews.com. “Così, fondamentalmente, è un progetto d’intervento per la riduzione del rischio del HIV e dell’alcool.”
Tre:
Gli Stati Uniti spendono 117.000 dollari per studiare l’uso di “droghe da party” in Brasile

L’Istituto della Sanità Nazionale (NIH) sta finanziando uno studio sull’uso di extasy, lsd e di altre “droghe da party” a Porto Alegre, in Brasile.

Per far ciò, i contribuenti degli Stati Uniti investiranno 117.876 dollari per uno studio triennale, condotto dai ricercatori dall’università del Delaware, che lavoreranno in collaborazione con i ricercatori dall’Università Federale del Brasile di Rio Grande do Sul.

Secondo il sommario della concessione del NIH, “il soggetto è interessante ed i dati saranno utili per capire il problema emergente delle droghe nei club e nei rave party in Brasile.”
Ora, siamo tutti uomini di mondo, e non ci vuole una gran fantasia per capire che questi studi, lungi dal servire a scoprire cose che già sappiamo benissimo, ovvero che drogarsi o bere alcolici spinge a comportamenti rischiosi, non sono che delle patetiche giustificazioni per farsi pagare dai contribuenti americani vacanze a base di sesso, droga e rock’n’roll in località esotiche. Dovrei sorprendermi? Non mi sorprendo affatto.

L’occasione fa l’uomo ladro. Se la ricerca è finanziata per decisione politica, e non in risposta a precisa domanda di chi la paga, questi sono i risultati: l’interesse personale, in questi tre casi il vizio, diventa la priorità da soddisfare. La moralità potrà essere ristabilita solo quando e se ciascuno dovrà affrontare in prima persona le conseguenze – negative o positive – delle azioni compiute. La dipendenza più grave, quella da cui è più urgente disintossicarsi, allora, non è né quella dall’alcol né quella dalla droga: è la dipendenza da uno stato-papà che si rivela sempre più come padre-padrone.
Pubblicato da Paxtibi a 5/19/2009