La vita è troppo breve per mangiare da MCDONALD’S

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MCDONALD’S HA SVELATO DICIAMO CHE E’ STATA COSTRETTA A FARLO, la lista integrale degli ingredienti contenuti nelle sue preparazioni in Svizzera. Una lista in cui figurano ingredienti chimici cancerogeni, allergici, reprotossici e neurotossici. A causa delle diverse legislazioni alimentari, i prodotti McDonald’s non sono fabbricati allo stesso modo in ogni paese.

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Il passaggio da essere vivente a produttore, consumatore e merce.

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Nata nel 1937 da un chiosco di hot dog, la McDonald’s corporation è diventata la maggiore catena di ristoranti “fast food”. Presente in ogni parte del globo, la sua ascesa planetaria è determinata dall’incredibile forza che questo marchio riesce a conferire all’apparenza, attraverso una pubblicità ingannevole ed onnipresente.

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DIFFONDILA, GRAZIE: è l’indagine fatta da Report

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A Reggio Emilia e a ROZZANO (MI), sono stati inaugurati due nuovi ristoranti ROADHOUSE GRILL, che fanno parte del Gruppo Cremonini.

Vi ricordo che il gruppo Cremonini, come testimoniato da inchieste di REPORT (Rai 3), è un’azienda che nel corso degli anni si è distinta per una serie di azioni illegali e anche criminali.
Per citarne alcune:
 

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McDonald’s sconfitta in Bolivia

Non c’è verso, ai boliviani il Big Mac proprio non piace: preferiscono l’empanada. Dopo quattordici anni di attività e massicce quanto inutili campagne pubblicitarie, la multinazionale americana getta la spugna e chiude i suoi otto fast food a La Paz e nel resto della Bolivia. Ma la Bolivia è in buona compagnia. Altri sette Paesi dovranno dire addio alle insegne del McDonald’s, a quanto pare senza molti rimpianti.

Il piano di ristrutturazione globale della multinazionale prevede la chiusura di tutti i punti vendita con bassi profitti. Anche se gli otto ristoranti boliviani, su un totale di trentatremila punti vendita nel mondo e 58 milioni di clienti al giorno, non sono un grosso giro d’affari, la ritirata ha un grande valore simbolico.

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McItaly sì, McPuddu’s no

Quando gli è arrivata la diffida dell’ufficio legale di McDonald’s, Ivan Puddu non credeva ai propri occhi. Ma ha reagito con l’arma dell’ironia. Sostituendo il suffisso mac sull’insegna del suo locale con l’inglese “censored”: censurato.

«Vi indirizzo la presente in nome e per conto della assai nota società statunitense McDonald’s International, che rappresento in Italia nel settore della proprietà intellettuale e industriale». Ivan Puddu, il giovane imprenditore di Santa Maria Navarrese creatore del fast food McPuddu’s, non credeva ai suoi occhi, qualche giorno fa, nel leggere l’incipit della lettera inviatagli da uno studio legale di Roma: il colosso americano della ristorazione veloce minacciava azioni legali nei suoi confronti. Il motivo? Il nome del locale richiama troppo esplicitamente il marchio noto a livello mondiale per hamburger e affini.

SOPRESA «Sono rimasto allibito – racconta il giovane Puddu – anche perché la mia intenzione non era certo quella di sfruttare il marchio americano a fini pubblicitari. Il mio intento è sempre stato quello di valorizzare il fastfood alla sarda, a base di prodotti alimentari della nostra terra, come i culurgiones, disponibili anche in versione “da passeggio».

GUERRA LEGALE Ma la McDonald’s da qualche tempo sta conducendo una lotta a livello planetario contro tutte le insegne che evocano in qualche modo il marchio, e così anche il McPuddu’s è entrato nel mirino dello studio legale romano Siblegal, che si occupa della questione in Italia. «La McDonald’s è venuta a conoscenza del fatto che state usando il segno McPuddu’s come marchio apparentemente non registrato e come insegna per servizi di ristorazione – si legge nella missiva legale – e come potete comprendere l’uso di McPuddu’s per tali servizi rappresenta una violazione dei diritti anteriori della McDonald’s, dal momento che crea un chiaro rischio di confusione».

Ignaro degli aspetti legali che l’uso del suffisso Mc poteva avere, Puddu ha già bissato l’idea goliardica, dallo scorso anno, con un secondo locale aperto nella frazione baunese, gestito dalla fidanzata Martina Loi e specializzato in frappè e frullati alla frutta: il McFruttus. «E la McDonald’s ci ha diffidato anche in questo caso – racconta Martina Loi – con una lettera uguale in tutto e per tutto a quella inviata al McPuddu’s».

AUTOCENSURA La prima conseguenza della minacciosa azione della multinazionale americana è da qualche giorno evidente nell’insegna del locale di Via Lungomare: il suffisso Mc è coperto dalla scritta “censored” e sostituito dal suffisso ben più sardo ‘De’, che ha trasformato il nome del fast food in DePuddu’s. «In attesa di valutare l’opportunità di combattere a livello legale – spiega Puddu – abbiamo preferito modificare l’insegna, e anche alla Camera di Commercio abbiamo cambiato il nome per non avere problemi».

PRECEDENTE Puddu e Loi hanno scoperto che nel nord Italia c’è chi sta vivendo la stessa odissea. Si tratta di un fast food piemontese che nell’insegna ha scritto ‘MacBon’ (per richiamare l’espressione dialettale “ma che bon!”), minacciata dalla multinazionale americana come il McPuddu’s e il McFruttus. «Siamo in buona compagnia – sorridono i giovani imprenditori – e ci dispiace passare per furbacchioni. Volevano solo far intendere che si può mangiare veloce anche alla sarda». Ma alla McDonald’s International, dove non sembra abbondare l’ironia, non paiono intenzionati ad appoggiare l’iniziativa.