La “volontà suprema”

Oramai è inevitabile, nell’arco dei prossimi mesi l’italico popolo verrà per l’ennesima volta chiamato solennemente alle urne, ad “esprimere” la propria “volontà suprema”. E’ probabile che Napolitano abbia già pronto in canna il consueto discorso intriso di retorica mediante il quale esortare i “bravi cittadini” a esercitare il loro “Sacrosanto diritto/dovere” sancito dalla Costituzione ad altre emerite idiozie consimili.
Cosa accadrà non è certo prevedibile, ma una cosa è certa; gli interessi che gravitano attorno a queste elezioni sono parecchi e consistenti, e riconducibili, per la maggior parte, alla solita “manina” che tanto ha interferito nella vita politica italiana. La cosa è dimostrata in tutta evidenza dai continui arzigogoli politici compiuti dal Presidente della Camera e dal suo manipolo di fedelissimi (che solo ora scoprono un universo berlusconiano fatto di corruzione, affarismo e mignotte a volontà), acchiappati al volo dai “sinistri” che si sono immediatamente affrettati a prospettare la possibilità di dar vita a un “fronte unito” trasversale finalizzato ad arginare la “deriva berlusconiana”; Francia o Spagna purché se magna, detto papale papale. Ma lasciando momentaneamente da parte queste verità lapalissiane e passando a cose più serie, occorre concentrare l’attenzione sui cosiddetti “precedenti storici” e sui loro rispettivi esiti per fare il punto della situazione e formulare una previsione credibile su queste cruciali elezioni italiane. In primo luogo, è forse bene richiamare alla memoria quello che è probabilmente il caso maggiormente eclatante e istruttivo al fine di comprendere il reale significato delle elezioni concomitanti con (e spesso sovrapponibili a) precise e specifiche congiunture storiche, politiche ed economiche, ovvero l’elezione del repubblicano George Bush del 2000. E’ di per sé curioso (ed anche molto eloquente, specie se si è bombardati a tempo pieno da orge di retorica atlantista) che negli USA, a differenza che nei paesi europei, si occulti regolarmente la percentuale dei non votanti e si mostrino solo ed esclusivamente le percentuali a favore di questo o quel candidato, ma lasciamo stare. In quell’occasione ebbe luogo un vero e proprio colpo di spugna, che legittimò la nomina di Bush senza che nemmeno un singolo senatore, a prescindere dagli schieramenti, si degnasse di autorizzare uno straccio di indagine volta a far chiarezza sulle evidentissime irregolarità denunciate da svariati rappresentanti delle etnie minoritarie. Dal canto suo, l'”ecologista” Al Gore, che in un primo momento aveva parlato di “Colpo di stato”, si chiuse immediatamente in un mutismo che ha dell’eloquente, firmando la propria condanna a morte e dimostrando in questa maniera un coraggio più consono ai famigerati “Eroi della Sesta” milanese. La Corte Suprema, guardandosi bene dal disporre una precisa conta dei voti, “impose” d’autorità la vittoria di Bush.

Continua a leggere