Come CIA, bande criminali e ONG armano il terrorismo, commettono crimini di guerra e falsano le informazioni manipolando l’opinione pubblica

Come CIA, bande criminali e ONG armano il terrorismo, commettono crimini di guerra e falsano le informazioni manipolando l’opinione pubblica

Autore: Tony Cartalucci  Nile Bowie

Prezzo: € 11,50

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Vuoi conoscere la reale situazione della guerra civile in Siria?
Tony Cartalucci e Nile Bowie, due ricercatori indipendenti ed esperti di geopolitica, ci svelano, con una puntuale indagine giornalistica, la Grande Bugia nascosta dietro l’ennesimo conflitto “umanitario” che insanguina il Medio Oriente.

La situazione è drammatica: il Paese si dibatte in un cruento scontro civile, oggetto di spietati attacchi da parte di nemici interni ed esterni. La cosiddetta “rivolta siriana”, in realtà, fa parte di una cinica strategia occidentale, che si serve di provocatori, terroristi, fanatici fondamentalisti e ONG corrotte per mascherare il vero obiettivo: colpire uno Stato arabo indipendente.

Stesso scenario in Libia, annientata in modo analogo, con la complicità e il coinvolgimento delle Monarchie Petrolifere e dei Paesi vicini.
La strategia messa in atto prevede quindi l’uso del terrorismo – tramite mercenari e criminali che fanno parte della “legione straniera” della CIA – per compiere attentati e stragi e poi addossare la responsabilità di queste violazioni dei diritti umani al governo del paese preso di mira, giustificando così l’intervento militare degli eserciti della NATO su mandato dell’ONU.

I mezzi di informazione ci impongono questa Grande Bugia e creano quindi una realtà falsificata, per cui risulta difficile farsi un’opinione propria, libera e indipendente.

Obiettivo Siria spiega come queste guerre architettate vengano messe in atto usando l’inganno, per strumentalizzare gli istinti più nobili dell’animo umano e manipolare l’opinione pubblica internazionale e tutti coloro che altrimenti tenderebbero a contrastare l’intervento armato, fino a metterli al servizio dell’assassinio di massa e della dittatura globale del potere economico.

Prefazione di Franco Cardini

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Non è mai stato semplice creare un deserto e chiamarlo ‘giustizia’.

Fateci vedere l’eroe delle forze speciali che ha sparato i due colpi su Osama bin Laden – l’uno-due nella testa per essere certi che l’obbiettivo nel mirino se n’é andato – dopo quella ‘sparatoia’ le cui tracce sono virtualmente assenti in quella turpe abitazione di Abbottabad.Fateci vedere il più grande eroe della moderna storia americana, l’uomo che ha sparato al nemico pubblico numero 1, il più malvagio terrorista nella storia dell’Universo che ha architettato il più spettacolare attacco di tutti i tempi contro gli Stati Uniti.

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Venghino siòri, si accomodino. Questa non era che l’anteprima, Guerra 2.0 può cominciare.

Ciò che mi incuriosisce maggiormente della morte di Bin Laden, in queste ore, non sono gli enormi “asini che volano”, come li definisce giustamente Giulietto Chiesa, della ricostruzione ufficiale – stavolta gli sceneggiatori della CIA hanno davvero esagerato con le loro fantasiose teorie della cospirazione – ma piuttosto l’enfasi con cui il mainstream parla della “miniera d’oro” ritrovata in casa Osama. Ebbene sì, perché l’inafferrabile primula rossa del terrorismo islamico non solo abitava da anni stabilmente nello stesso luogo, così pare, in barba alle più elementari regole di qualunque fuggiasco che non dovrebbe dormire due notti di seguito nello stesso letto…

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Il caso di Olof Palme

N.B.: il codice penale svedese prevede un limite di 25 anni per lo svolgimento dell’istruttoria processuale per omicidio, ovvero fino al 2011, dopodiché il caso dovrà essere archiviato.
L’arma del delitto non è mai stata trovata.

La verità di Carlos

“Voglio raccontare la mia verità in Italia. Sono pronto a dire tutto ciò che so sull’attentato alla stazione di Bologna davanti a un magistrato italiano”. Firmato, Ilich Ramirez Sanchez, ossia ‘Carlos lo sciacallo’, il più famoso terrorista del mondo. Carlos, 61 anni, venezuelano, sta scontando l’ergastolo in Francia (per vicende francesi) ma ora chiede di parlare davanti a un tribunale italiano per dire ciò che sa sulla bomba che il 2 agosto 1980 uccise 85 persone e ne ferì più di 200.
Dopo aver letto un articolo del Resto del Carlino che lo riguardava, inviatogli dal suo avvocato milanese Sandro Clementi, ha deciso di scrivere una lettera che, tramite il collega bolognese Gabriele Bordoni, è stata recapitata al nostro giornale. La missiva, scritta nel carcere di Poissy, reca la data del 15 agosto.
“Egregio signore — scrive Carlos a Clementi — ho letto l’articolo… Io riconfermo tutte le mie dichiarazioni che riguardano l’attentato alla stazione di Bologna di 30 anni fa. Ho lottato contro i veri terroristi, i terroristi di Stato, fin da quando avevo 14 anni”.

Il magistrato italiano Enrico Cieri, titolare dell’indagine, l’ha sentito come persona informata sui fatti nell’aprile 2009 a Poissy. Carlos gli ha spiegato: “La bomba non l’hanno messa né i rivoluzionari né i fascisti. Quella è roba della Cia e del Mossad, i servizi italiani e tedeschi lo sanno bene. L’Italia è una colonia degli Stati Uniti”. Poi, però, al momento di fornire ulteriori dettagli, si è fermato: “Voglio parlare davanti a una Commissione parlamentare in Italia”. Stop.
Adesso, però, lo Sciacallo è pronto a fare di più. Scrive: “Voglio confermare tutte le mie dichiarazioni sull’argomento davanti a un tribunale italiano, in Italia”. Letto fra le righe, come spiegano i due avvocati, è pronto a fornire i dettagli mai detti finora. Ed è pronto a farlo non davanti a una commissione parlamentare (come pure preferirebbe), ma davanti ai magistrati. Non è finita, nel chiudere la lettera aggiunge un particolare nuovo e importante: “La mia ex moglie, Magdalena Cecilia Kopp, può confermare in un tribunale italiano le informazioni che mi ha fornito 30 anni fa su Thomas Kram e Bologna”. Dunque, l’ex moglie Kopp saprebbe molte cose. La Kopp, dopo aver tradito il terrorista, è in Germania e collabora da tempo con la giustizia tedesca, ma non con quella italiana. Cosa farà ora?
“Carlos è un inquinatore — dice l’avvocato Clementi — ma sui fatti di Bologna ha sempre avuto una posizione chiara e sono convinto che gli elementi li abbia”. Ora la parola passa ai magistrati italiani, che potrebbero chiedere l’estradizione (improbabile) o sentirlo per rogatoria, in Italia. Lo Sciacallo attende. Firmato: “Vostro nella Rivoluzione, Carlos”.

Da Strage di Bologna:Carlos rilancia la pista della CIA e del Mossad, di Gilberto Dondi

Come manipolare l’opinione pubblica

Come manipolare l’opinione pubblica europea per creare consenso alla guerra in Afghanistan: ecco le linee guida della CIA, in un documento top-secret pubblicato su Wikileaks.org, il sito canaglia per eccellenza. Dopo la caduta del governo olandese sul rinnovo della missione militare in Afghanistan, l’intelligence americana ha preparato un manuale per evitare che il pericolo si ripeta in Francia e Germania. Un utile compendio per capire cosa c’è sotto le notizie che dal fronte afghano arrivano sui nostri teleschermi.

La guerra in Afghanistan dura ormai da oltre otto anni: ha superato la durata del Vietnam e della Corea, diventando la più lunga guerra che gli Stati Uniti abbiano mai intrapreso. La drammatica escalation annunciata recentemente da Barack Obama richiede un notevole sforzo anche da parte degli altri alleati della coalizione internazionale. La crescente insofferenza dell’opinione pubblica nei confronti della guerra potrebbe mettere in forse il contributo di alcuni Paesi europei all’occupazione americana. Un problema che gli USA non possono permettersi di affrontare proprio ora.

Ecco che, come ai tempi della strategia della tensione, entra in campo la CIA per manipolare l’opinione pubblica in favore della guerra. Quando si tratta di guerra, il silenzio è d’oro: secondo la CIA la migliore strategia è che della guerra non se ne parli affatto, lasciando i governi liberi di fare i loro sporchi affari. “Il silenzio sulla missione in Afghanistan,” leggiamo dal dossier, “ha permesso ai leader di Francia e Germania di ignorare l’opposizione popolare e aumentare il loro contributo alla missione ISAF. Berlino e Parigi mantengono il terzo e quarto contingente militare (il secondo è quello britannico, ndr), nonostante l’opposizione dell’80% degli intervistati nel sondaggio dell’autunno 2009. Ma le morti tra i militari potrebbero rafforzare l’opposizione.”

Gli spioni notano con preoccupazione che dopo la caduta del governo olandese sul rinnovo del contingente militare in Afghanistan “i leader in altri Paesi potrebbero citare questo precedente per ascoltare i propri elettori” e ritirare le proprie truppe. Il rimedio è “cucire su misura il messaggio” per convincere l’opinione pubblica nei vari Paesi europei che “la guerra in Afghanistan coincide con i propri interessi interni.”

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