Fare la guerra al «brutto»

 

«Guardatevi intorno e cercate con gli occhi, ovunque siate, gli edifici che hanno più di mezzo secolo: è difficile trovarne uno davvero brutto. Poi fate il contrario: cercate con gli occhi, ovunque siate, gli edifici che hanno meno di una cinquantina di anni: è difficile trovarne uno davvero bello».Salvatore Settis lo ripete in ogni conferenza. Ed è sul serio così. L’idea del «bello», che era quasi «incorporata» nei nostri nonni, si è andata via via perdendo. Peggio, è stata smontata pezzo su un pezzo.Certo, il disprezzo per il passato non è una novità assoluta. Basti rileggere qualche passaggio della lettera del 1519 di Raffaello (scritta insieme con Baldassarre Castiglione) a papa Leone X. Dove il pittore lamenta il «grandissimo dolore, vedendo quasi il cadavere di quella nobil patria, che è stata regina del mondo, così miseramente lacerato». E accusa: «Ma perché ci doleremo noi de’ Goti, Vandali e d’altri tali perfidi nemici, se quelli li quali come padri e tutori dovevano difender queste povere reliquie di Roma, essi medesimi hanno lungamente atteso a distruggerle?».

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