Un presidente dai tratti apertamente fascisti

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Una delle facce assunte da Hillary Clinton in questa campagna per le presidenziali è quella del difensore della classe media e dei lavoratori americani contro l’enorme influenza che i ricchi e le grandi banche di Wall Street esercitano sul sistema politico, economico e sociale degli Stati Uniti. Anche un irriducibile sostenitore dell’ex segretario di Stato di Obama, se in buona fede, non può però che considerare solo apparente questa sua attitudine, viste le ben documentate affinità con i grandi interessi economico-finanziari della candidata Democratica alla Casa Bianca.

Quegli stessi miliardari americani che hanno consentito ai coniugi Clinton di mettere assieme un’autentica fortuna personale sono infatti gli stessi che hanno donato centinaia di milioni di dollari alla campagna di Hillary, grazie ai quali quest’ultima ha potuto imporre una strategia elettorale volta sostanzialmente a contrastare la percezione negativa che ha di lei la maggioranza dei potenziali elettori.

 

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Futuro ?

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Il fattore strategico, economico, militare, geopolitico che ha determinato la politica estera americana dopo la caduta del comunismo, è senza dubbio il controllo sui paesi petroliferi del Medio Oriente, intervenendo senza scrupoli, a mano armata, dovunque fosse minacciata l’egemonia delle multinazionali USA in quell’area, innescando una forte destabilizzazione la cui più cruda conseguenza è quella del terrorismo e dell’esodo verso l’Europa di centinaia di migliaia di persone.

 

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Una piccola speranza è meglio di niente.

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Grève – sciopero in lingua italiana – è un’espressione poco usata che incute sempre meno timori nei dominanti, di questi tempi. Ciò è particolarmente vero in Italia, in cui le manovre piddino-renziane contro il lavoro, che partono da Monti e dalla Bce (troika), non hanno suscitato, nel mondo del lavoro, una sola reazione degna di nota. Del resto, con sindacati come quelli guidati da Camusso, Furlan e Barbagallo la passività sociale è una certezza e l’inerzia delle maestranze è assicurata.

 

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La cultura libertaria discende esattamente dalla stessa fonte ideologica della cultura liberale. È la ragione per la quale, come ha detto Jean-Claude Michéa, il liberalismo economico (di destra) e il liberalismo culturale e sociale (di sinistra) sono destinati a ricongiungersi. Bisogna del resto farla finita col il mito del ’68! Non è dal ’68 ma dal capitalismo liberale che proviene l’idea di una libertà irresponsabile e senza limiti.

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Panama Papers

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Umberto Eco nel suo ultimo libro, Numero Zero, nel descrivere la realtà della manipolazione e dei media occidentali manipolati, a un direttore di giornale fa dire, “devi solo spacciare sospetti. Qualcuno è coinvolto in attività losche, e anche se non sappiamo quali, possiamo spaventarlo. Questo basta per i nostri scopi.

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Di questo meraviglioso nostro Bel Paese non ne rimarrà più nulla.

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Questo signore di cui vedete l’immagine in bacheca ha un nome che non dice niente alla stragrande maggioranza dei lettori. Si chiama Ren Jianxin. Entro pochi mesi finirà per diventare il padrone dell’intera agricoltura italiana, che ci piaccia o meno. E’ una delle persone più potenti al mondo. La disposizione liquida monetaria di cui dispone si aggira intorno ai 500 miliardi di euro, pari al pil di Grecia, Portogallo, Slovenia, Croazia e Macedonia tutte insieme; nazioni, queste, la cui agricoltura è già nelle sue mani da questa mattina. Ma lui punta decisamente all’Italia (in Spagna gli è andata male e si è ritirato, è per questo che ha dirottato su di noi). E’ una persona garbata, molto gentile, simpatica, solare, dicono molto intelligente. E’ il volto autentico (in carne e ossa) di quello che in Italia i social networks amano definire con una locuzione ridicola e infantile: i poteri forti.

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