«Però, è strano; due persone si incontrano, fanno all’amore, e poi si separano, tornando ad essere come due estranei, dopo aver condiviso così tanto».

Se il finale non fosse così insopportabilmente stupido; se non fosse così insopportabilmente disonesto; se non fosse così insopportabilmente americano, nel senso peggiore del termine, il film di Adrian Lyne «», del 1987, potrebbe suscitare una riflessione utile sui danni di un rapporto sessuale fugace, consumato con trasporto, ma senza onestà di fondo.
Così, quella che poteva essere una preziosa riflessione morale sulle incognite di un incontro sessuale “mordi e fuggi”, che un regista di valore come Rohmer avrebbe saputo trattare con serietà e con garbo, scivola verso una situazione grandguignolesca da film horror, che vorrebbe fare concorrenza a «Psycho» o a «Shining» e non per altra ragione che per una meschina compiacenza verso i gusti più corrivi di un pubblico dal palato grosso.

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