Julio Florencio Cortázar

Se devo vivere

Se devo vivere senza di te, che sia duro e cruento,
la minestra fredda, le scarpe rotte, o che a metà dell’opulenza
si alzi il secco ramo della tosse, che latra
il tuo nome deformato, le vocali di spuma, e nelle dita
mi si incollino le lenzuola, e niente mi dia pace.
Non imparerò per questo a meglio amarti,
però sloggiato dalla felicità
saprò quanta me ne davi a volte soltanto standomi nei pressi.
Questo voglio capirlo, ma mi inganno:
sarà necessaria la brina dell’architrave
perché colui che si ripari sotto il portale comprenda
la luce della sala da pranzo, le tovaglie di latte, e l’aroma
dl pane che passa la sua mano bruna per la fessura.
Tanto lontano ormai da te
come un occhio dall’altro,
da questa avversità che assumo nascerà adesso
lo sguardo che alla fine ti meriti.

Quante parole, quante falsità

Come volevasi dimostrare. All’indomani dei rapporti di Amnesty International e Human Right Watch che hanno sconfessato le accuse di stupro di massa contro i militari libici rivelando inoltre che la fonte dalla quale provenivano le notizie (false) era il CNT di Bengasi, arriva il mandato di cattura contro Gheddafi da parte della Corte internazionale dell’ONU. Qui lavora un segugio di procuratore che per unilateralità e faziosità ci fa rimpiangere persino i magistrati italiani, il che è tutto dire. Costui dichiarò alla stampa mondiale, subito dopo aver acquisito le prove (qualche scatola di viagra intonsa tirata fuori da carrarmati semidistrutti) portate dai ribelli, che il leader nordafricano era un pervertito alla guida di un esercito di pederasti, pedofili e maniaci sessuali. E le indicazioni ottenute erano, a suo dire, così sicure ed attendibili che non occorreva altro.

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