Obama tra le quinte

Non sarà sfuggito a molti il comportamento anomalo del Presidente degli Stati Uniti in occasione di questa ennesima guerra di aggressione a uno Stato sovrano. Contrariamente a quanto avvenuto in occasione di altri attacchi simili nel recente passato, per intenderci dalla caduta dell’impero russo ai giorni nostri – Jugoslavia, Iraq, Afghanistan… – in questo caso gli Usa, almeno dal punto di vista diplomatico, si stanno comportando in modo piuttosto differente dal consueto. E ciò, ovviamente, non dipende dal fatto che Obama sia una persona che ha ricevuto il Nobel per la Pace, considerando che allo stesso tempo ciò non gli ha impedito di continuare a bombardare gli afgani e di mantenere attivo il carcere di Guantanamo che pure, in campagna elettorale, aveva giurato di voler chiudere non appena eletto alla Casa Bianca. Il motivo per il quale, almeno a livello di comunicazione, non è un colonnello a stelle e strisce a guidare la missione in Libia risiede in ciò che spieghiamo da tempo proprio in queste pagine e in quelle del mensile: gli Stati Uniti non sono più la superpotenza che erano appena un decennio addietro.

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