Ikea,che cosa nasconde il mito della casa che piace a tutti?

Ikea


Autore: Olivier Bailly , Dennis Lambert , Jean-Marc Caudro

Prezzo: € 12,00


Questo libro però non parla soltanto di IKEA, ma anche (soprattutto?) di noi. Il modello di sviluppo che, direttamente o indirettamente, è incoraggiato dalle pratiche del gruppo – acquistare sempre più cose, a un prezzo sempre più basso, da conservare per un tempo sempre più breve – è incoerente con un discorso sociale ed ecologico credibile.

Per questo la responsabilità di accettare o rifiutare un modello di sovraproduzione e sovraconsumo ricade su noi acquirenti: scegliamo di consumare meno e meglio, in modo più equo, ribellandoci alla dolce influenza delle multinazionali.

IKEA è socialmente responsabile. IKEA è impegnata nella difesa dell’ambiente. IKEA è al servizio del maggior numero possibile di persone.IKEA vuole migliorare il nostro quotidiano. IKEA ci ama. Così vuole apparire agli occhi del grande pubblico la multinazionale del prêt-à-habiter.

Ma la sua immagine di azienda etica è frutto di pratiche effettivamente responsabili o solo di un’ottima strategia di comunicazione? L’ONG belga Oxfam-Magasins du monde ha voluto saperne di più e ha avviato un’inchiesta per far luce sulle modalità di lavorazione dei prodotti IKEA, sul sistema di approvvigionamento del legname e sull’applicazione delle norme di rispetto ambientale, sulle condizioni di lavoro dei suoi dipendenti diretti e di quelli dei suoi subappaltatori.

La conclusione è che gli impegni assunti da IKEA, per quanto lodevoli e concreti, sono insufficienti a garantire soluzioni accettabili per la salvaguardia dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. Tanto più che, nell’ottica di un riserbo portato all’estremo, i suoi bilanci e i controlli effettuati in base al codice di condotta interno all’azienda (IWAY) non sono accessibili al pubblico.

Il progresso ci sta portando dritti verso l’autodistruzione

Il dramma che sta vivendo il Giappone ha mostrato, nel modo più violento, che il progresso ci sta portando dritti verso l’autodistruzione e la devastazione di tutto. C’è bisogno di una apocalisse per rendersene conto e iniziare a costruire davvero un’alternativa credibile?

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