Le Camp des Saints,ovvero la profezia ignorata

Un romanzo francese del 1973 aveva previsto l’ondata di migranti. Un evento che la sinistra ha sempre negato. Per la paura di affrontarlo
Una notte prossima ventura, sulle coste mediterranee di una nazione europea si arena una flottiglia di navi e barconi, carica di un milione di emigranti. Poveracci in preda alla miseria, intere famiglie con donne e bambini, una nuvola di disperazione proveniente dal Sud del mondo verso quella che è ritenuta la Terra promessa. Sperano e ispirano una immensa pietà. Deboli, disarmati, posseggono solo la forza che è propria del numero. Sono l’oggetto dei nostri rimorsi e dell’angelismo delle nostre coscienze. Sono L’Altro, cioè la moltitudine, meglio, l’avanguardia della moltitudine.

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The Call of the Wild

Un ragazzo di 27 anni, che aveva vissuto tante vite con vera intensità, scrive un romanzo breve che doveva essere un racconto. È il suo secondo romanzo. È il 1903.
Questo romanzo breve diventa parte dell’immaginario collettivo, e del lessico di tutti i giorni, con una facilità sconcertante: istantaneamente. Segno che il ragazzo ha scritto attingendo a qualcosa di universale, di archetipico, di essenziale. Segno che in noi dorme tutto quel che ha raccontato. Segno che abbiamo bisogno di raccontarci questa storia, e che è stato fondamentale inventarsela. Quel ragazzo di ventisette anni si chiamava Jack London, e non aveva mai capito chi fosse suo padre. Il suo romanzo, il romanzo che doveva essere un racconto, si chiama The Call of the Wild. È la storia di un cane che non sapeva del tutto da chi venisse, proprio come Jack London.

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