La simulazione della autenticità.

“I narcisisti sono assorbiti dalla propria immagine.In realtà non sono in grado di distinguere tra l’immagine di chi credono di essere e l’immagine di chi effettivamente sono”.

Alexander Lowen

A prima vista questa condizione dell’Io sembra risultare contraddittoria: da un lato, la fluidità denunciata da Bauman dovrebbe rendere evanescente questa struttura della persona, ma dall’altro, la solidificazione dovrebbe comportare una sostanziale rigidità dello stesso apparato psichico.

In realtà, l’inconciliabilità tra le due condizioni esiste solo se ci fermiamo all’interpretazione del fenomeno secondo la logica dei princìpi aristotelici dell’identità, di non contraddittorietà e del terzo escluso; quel dispositivo che prevede una modalità binaria, del tutto o niente, nel valutare la possibilità di espressione e di valutazione di un evento. Questo criterio, però, non è valido nell’approccio dei fenomeni psichici, come è ormai documentato da decenni di studi psicoanalitici e psicodinamici. Dal delirio al sogno, dalle decisioni alle preferenze, i gesti e le motivazioni della maggioranza delle persone – escluse quelle che per una serie di motivi e percorsi differenziati hanno compiuto uno specifico viaggio di conoscenza – è dettato da cause logicamente e razionalmente incompatibili.

Al di là delle considerazioni sociologiche di carattere spesso meccanicistico e funzionalistico, le stesse dinamiche nelle decisioni sono spesso inconsce e sfuggenti i criteri della presuntuosa razionalità. Cerchiamo allora di vedere cosa succede nell’individuo sociale della vivente contemporaneità.

Il tempo corrente è un tempo totalmente sganciato da ogni senso della vita: ognuno di noi è immerso in una corrente maniacale, trasportato da una incontenibile agitazione, subissato da un bombardamento di stimoli e di informazioni, sottoposto ad una permanente tensione da prestazione, in un costante vissuto di emergenza. La rincorsa alla novità costringe tutti ad una compulsione al fare e, conseguentemente, ad una forzata propensione al cambiamento. Il divenire, in altre parole, è il fattore predominante dell’attuale condizione umana.

In questo stato di perenne mobilità, per altro favorita dall’insistente apologia della flessibilità e della trasformazione, chi ci rimette è l’<<essere>>, che possiamo forzatamente far coincidere con il carattere e, più ampiamente, con la personalità del singolo. Laddove un tempo l’identità era caratterizzata dall’autocoscienza della propria storia, del proprio destino e del proprio senso del presente, ora al massimo è riferibile alle impronte digitali, alla traccia del Dna, al requisito genetico. La risultante della combinazione tra le pressioni dell’Es e i contenimenti del Super-Io non è più l’Io, ma una maschera sociale che deriva – secondo l’interpretazione di Massimo Recalcati2 – dalla “estinzione dell’inconscio”, che ha come causa e effetto contemporanei la “domanda collettiva di omologazione agli stili di godimento prevalenti”. In altre parole, il singolo non si chiede più <<Io cosa desidero, e cosa sono disposto a rischiare per attuare il mio desiderio?>>, ma “Cosa e quanto devo sacrificare per essere desiderato dagli altri?>>, che poi è anche la soddisfazione immediata di ogni voglia indotta e condivisa dalla maggioranza.

Continua a leggere